Resto al Sud, speranze e possibilità, talenti e competenza
Seconda tappa_Aree interne, camminare insieme 15 febbraio 2021 Vincenzo Durante Responsabile dell’Area “Occupazione” di Invitalia, Agenzia nazionale per lo sviluppo del Paese. Coordina la gestione della misura “Resto al Sud” Questo, per noi, è un incontro particolarmente significativo, perché la partnership con gli ecosistemi locali, quindi con i soggetti a vario titolo impegnati in dinamiche di sviluppo territoriale è fondamentale. So che le iniziative del Forum sono molto partecipate, quindi è l’occasione per provare a ragionare insieme su quali opportunità si offrono oggi per il rilancio delle aree disagiate del paese. A volte…tornano La misura di cui parlerò ha assunto la denominazione di Resto al Sud, ma in realtà avrebbe potuto avere anche una denominazione diversa come ad esempio Ritorno al Sud, visto che molte delle iniziative che abbiamo finanziato hanno alle spalle compagini societarie composte anche da meridionali, che si erano trasferiti al Nord e poi avevano deciso di far rientro nel Mezzogiorno o nelle aree del cosiddetto cratere sismico del Centro Italia, in qualche caso abbiamo avuto dei processi di ritorno da aree oltre confine. Bisognerebbe manifestare interesse per una misura come Resto al Sud, perché è difficile trovare un lavoro nelle regioni meridionali, come è dimostrato dai tassi di disoccupazione, in particolare dal tasso di disoccupazione giovanile, in alcune aree sfiora il 70%, una prospettiva più facilmente percorribile è darsi un lavoro, piuttosto che continuare a cercarlo invano, anche e soprattutto nelle aree interne. Ovviamente si deve partire dalle proprie attitudini, dal proprio saper fare, dai propri talenti, dalle proprie capacità organizzativo/gestionali, dalle proprie competenze e conoscenze, che possono essere messe al servizio di un percorso auto-imprenditoriale. Proverò a inquadrare la misura e non entrerò nel dettaglio delle sue modalità di funzionamento. Per ragionare sull’opportunità effettivamente a disposizione a partire da gennaio 2018, quando è stata istituita la misura, è utile ripercorrere qualche dato. Le cifre Ad oggi, i progetti presentati complessivamente sulla misura Resto al Sud sono circa 19.200 per un totale complessivo di investimenti superiore a 1 miliardo e trecento milioni di euro; a fronte dei progetti presentati, ce ne sono circa 19.600 che in questo momento sono in fase meno avanzata di compilazione sulla piattaforma dell’agenzia Invitalia (l’Agenzia nazionale per lo sviluppo del Paese). Resto al Sud è una misura agevolativa nel perimetro degli incentivi investiti da Invitalia, i progetti complessivamente approvati sono 7.400 per più di 500 milioni di euro di investimenti attivati, un tiraggio in termini di agevolazioni pari a più di 380 milioni di euro, una ricaduta occupazionale prossima alle 28.000 nuove unità lavorative. Resto al Sud è una misura con dotazione finanziaria molto cospicua, pari a 1 miliardo e 250 milioni di euro. Un investimento così marcato rispetto a una misura che aveva l’ambizione di concorrere al rilancio delle regioni meridionali, poi delle aree del cratere sismico del Centro Italia che è stata decisa come allocazione di risorse prima che scattasse l’emergenza pandemica, un investimento così significativo è stato fatto a partire da una serie di problemi che attraversano le regioni meridionali. Sicuramente la disoccupazione, in particolare quella giovanile; la decrescita demografica (negli ultimi venti anni abbiamo perso circa due milioni di residenti) e una componente molto significativa dell’emorragia demografica riguarda i giovani, soprattutto giovani ad alto livello di scolarità; la povertà è un fenomeno crescente nelle regioni meridionali; l’immobilismo sociale si è acuito negli ultimi anni, il cosiddetto ascensore sociale è molto vischioso, significa che continua a stare bene chi è nato in un contesto familiare con un reddito medio-alto, mentre chi nasce in condizioni più difficili fa fatica a darsi una prospettiva di futuro migliore rispetto a quella del proprio contesto familiare; anche i divari all’interno dello sviluppo delle aree del Paese sono crescenti. Processo virtuoso Questo quadro rende necessario un intervento a sostegno di dinamiche di sviluppo, in particolare per le regioni del Mezzogiorno. La misura Resto al Sud ad oggi ha dimostrato una sua efficacia e crescono le ragioni per restare/tornare al Sud. Il programma è un mix agevolativo intelligente con una compresenza di contributi a fondo perduto (incentivi, risorse finanziarie che non devono essere restituiti da chi ne fruisce), di finanziamenti bancari e di garanzie. Resto al Sud finanzia programmi di startup, sviluppo d’impresa fino a duecento mila euro di programma complessivo di spesa, laddove per programma complessivo di spesa s’intende far riferimento sia a investimenti in senso stretto che a opere di ristrutturazione edile riguardanti la sede operativa dell’iniziativa finanziata che a una componente di circolante, quindi costi di gestione, che vanno dalle materie prime al materiale di consumo passando per canoni di locazione o di leasing e con esclusione di alcune voci di costo, ad esempio il costo del lavoro o il costo delle consulenze. Rispetto a un progetto di startup o di sviluppo d’impresa che cuba in termini di risorse, che vanno spese per dotarsi degli assetti tecnico-produttivi necessari e far fronte alle spese di circolante connesse per progetti fino a 200mila euro, il mix agevolativo quando è partita la misura era il 35% oggi è il 50%, la restante parte è un finanziamento bancario i cui interessi sono corrisposti alle banche direttamente dall’Agenzia, quindi non gravano sui beneficiari della misura (per loro è a tasso zero, quindi) e il finanziamento bancario è assistito in automatico dal fondo di garanzia PMI del Mediocredito centrale, questo ci ha consentito di instaurare una partnership di progetto molto efficace e performante con le banche, ad oggi sono 86 i gruppi bancari che hanno aderito alla convenzione tra Invitalia e ABI, questo ha determinato una situazione per cui i finanziamenti bancari già deliberati rispetto agli oltre 7.000 progetti approvati sono pari a circa 220 milioni di euro e 200 milioni di euro sono stati già erogati dalle banche fondamentalmente in anticipazione rispetto al fabbisogno di risorse finanziarie necessarie alle imprese agevolate per realizzare il loro progetto d’impresa. Sottolineo il dato significativo dei finanziamenti bancari liberati e già erogati, perché tutti sappiamo che negli ultimi anni c’è stata una contrazione dei prestiti sia alle famiglie che alle imprese, più marcata al Meridione, ancor di più per i finanziamenti alle micro-imprese, a maggior ragione se progetti di startup. Resto al Sud finanzia progetti di tutti i comparti economici di attività, fatta eccezione per il commercio e l’agricoltura (produzione primaria, mentre sono ammessi i processi di trasformazione manifatturiera di prodotti agricoli). I soggetti territoriali Un’altra scommessa fatta al momento dell’istituzione della misura agevolativa è stata l’attivare i soggetti territoriali, gli attori locali a vario titolo impegnati in percorsi di accompagnamento e di affiancamento consulenziale alla nascita e allo sviluppo di attività micro-imprenditoriali. Questo aspetto può essere interessante per gli amministratori locali che ancora non sono informati su questa particolare disposizione attuativa, che caratterizza Resto al Sud e che prevede tre tipologie organizzativo-giuridiche, cioè, le università, le amministrazioni locali e le organizzazioni del terzo settore possono diventare enti accreditati su Resto al Sud e quindi possono entrare in un rapporto di collaborazione con l’Agenzia, chiedere all’Agenzia di essere accreditati per erogare servizi gratuiti dal punto di vista dell’utenza di accompagnamento alla progettazione. Su questo abbiamo intercettato più di 250 enti (soprattutto locali e non profit) che si sono accreditati sulla misura agevolativa e stanno facendo un lavoro significativo a sostegno della progettualità. In alcuni casi il loro lavoro è di grande rilievo, alcuni comuni hanno aperto sportelli informativi mettendo a disposizione anche qualcosa di aggiuntivo rispetto a quanto previsto a livello nazionale, così come ci sono università che stanno lavorando in maniera molto efficace accompagnando neolaureati o laureati dentro percorsi di start up di impresa. In partnership con alcuni atenei meridionali e non solo (per favorire il ritorno in aree di provenienza) abbiamo organizzato un ciclo di hacathlon per accelerare il loro progetto d’impresa. Il nodo-burocrazia Resto al Sud non soffre di eccesso di burocrazia, lo dicono i numeri e i beneficiari della misura agevolativa. Anche di recente sulla stampa sono usciti degli articoli, che stanno a certificare l’azzeramento di un approccio burocratico, poi solitamente si traduce in tempi di attraversamento della fase valutativa o anche della fase di erogazione dei contributi un po’ troppo dilatati. I tempi medi per chiudere con esito definitivo la valutazione dei progetti stanno abbondantemente al di sotto dei 60 giorni previsti dalla normativa come tempo massimo per chiudere le istruttorie di ammissibilità delle iniziative che intendono essere finanziate da uno strumento agevolativo. Quasi sempre, in altre misure, quei 60 giorni non si riescono a rispettare. Per Resto al Sud la fase istruttoria in alcuni casi è stata chiusa in due settimane, nonostante l’istruttoria sia complessa perché presuppone un colloquio con i componenti della compagine societaria o del gruppo di progetto, volto ad approfondire la consonanza tra le loro esperienze, sia pregresse (formative e professionali) che l’attività d’impresa proposta. Il colloquio serve ad accertare le capacità imprenditoriali anche le competenze manageriali in termini di competenze già detenute che d’inclinazione/attitudine con talenti che possono essere messi al servizio di un percorso di startup d’impresa. |