CONTROESODO E SFIDE PROGETTUALI
Cantiere coordinato da Matteo Rossi e Francesco Vespasiano Il cantiere “Controesodo e sfide progettuali” ha visto l’ampio contributo dei giovani e in conclusione sono stati avanzati spunti analitici e proposte operative. Considerazioni analitiche: ampliare l’offerta formativa universitaria, anche attraverso percorsi specialistici collegati alle professioni sanitarie (in tal modo, si ridurrebbe la necessità di andare a studiare fuori sede per studiare le materie preferite); migliorare la rete dei trasporti tra i Comuni interni e verso l’esterno (se fosse più agevole viaggiare, tanti giovani non abbandonerebbero le loro residenze); ammodernare la qualità all’assistenza sanitaria (per ridurre la necessità di andare a curarsi fuori territorio, a volte anche soltanto per effettuare analisi cliniche); contrastare le pratiche di sfruttamento del lavoro giovanile (che molto spesso è sottopagato, poco gratificante e con scarse prospettive di miglioramenti futuri); differenziare le attività culturali (che ai giovani appaiono più attrattive per gli anziani che per loro); porre molta attenzione al diffuso rifiuto di vivere a Benevento (tra i più giovani circola la convinzione che si possa vivere meglio andando altrove, nelle grandi città del Centro e del Nord o, addirittura, fuori dall’Italia). Molto spesso sono le famiglie, e più nello specifico gli stessi genitori, a spingere i propri figli a uscire dal territorio d’origine e andare a studiare e vivere fuori dal contesto provinciale, motivando l’invito con le scarse prospettive future (in ambito lavorativo e socio-culturale). La scarsa voglia di intraprendenza, di fare per restare, di costruire - insieme alle altre famiglie, agli amici e ai compagni di scuola - progetti di innovazione per sé stessi e per il territorio trovano ampie giustificazioni. Le proposte operative: far circolare informazioni sulle reali opportunità di finanziamenti finalizzati alle aree interne, alle imprese innovative e a quelle giovanili e/o femminili; se i soldi ci sono, quali gli enti a cui potersi rivolgere per progettare, sviluppare e finanziarie l’iniziativa; respingere l’accusa rivolta ai giovani di non essere disponibili a lavorare e ad assumersi responsabilità; ciò che rifiutano sono alcune condizioni lavorative che vengono a loro proposte caratterizzate da orari di lavoro eccessivi o da paghe misere; far conoscere ai giovani e alle loro famiglie ciò che c’è e che già funziona nei nostri territori; sconfiggere un generalizzato pessimismo (“qui non c’è niente”) e una condivisa convinzione che i ragazzi e le ragazze debbano andare fuori per costruire il loro futuro di benessere (“qui non accadrà mai niente di buono”); maggiore consapevolezza di ciò che dovrebbe esserci e di come fare per averlo (“ripulire la domanda” è il primo passo per progettare); lavorare a una nuova narrazione dei territori delle aree interne; coinvolgere le giovani generazioni (per riflettere insieme su cosa e su come comunicare); trovare nuove modalità comunicative (utilizzando le nuove tecnologie digitali e i social media). Nella riflessione di gruppo, è emersa anche la voglia dei partecipanti di diventare indipendenti, di diventare autonomi nelle scelte, di sperimentare “nuove costellazioni valoriali” fuori dal controllo familiare e della piccola società residenziale. Non sono esigenze alle quali si può rispondere con azioni puntuali e neppure è possibile reagire con azioni repressive. Qui si tratta di costruire una società più aperta alla sperimentazione di nuovi stili di vita, di premiare le iniziative provenienti dalle nuove identità sociali, di facilitare la generazione di reti sociali a maglia larga. |