BELLEZZA, TECNOLOGIE E NUOVI LINGUAGGI
(Cantiere coordinato da Piergiorgio Romano) Le aree interne hanno spesso il difetto di non approfittare della loro marginalità per diventare laboratori di idee e di sperimentazioni che altrove incontrerebbero difficoltà realizzative molto più complesse. Al contrario tendono ad assimilare modelli di sviluppo totalmente calati da altri mondi, diventando luoghi che vivono in contrasto con le loro stesse peculiarità. In questo senso le aree interne non riescono ad essere belle, non sono attrattive, perché spesso appaiono una sorta di contraffazione di altri contesti. Ci siamo chiesti, insieme ai ragazzi che hanno partecipato al cantiere bellezza, tecnologia e nuovi linguaggi, in che modo questi tre aspetti potessero intrecciarsi tra loro per rendere attrattive quelle aree che qualcuno ha definito il mediterraneo interiore. Un aspetto che subito è venuto fuori è che la bellezza dei luoghi ha molto a che fare con la qualità della vita quotidiana, e che decidere di restare o andare via, di tornare o stabilirsi per la prima volta in un contesto nuovo, può dipendere molto da come il tempo della vita e del lavoro possano essere spesi meglio. La possibile svolta Ne discende una radicale trasformazione degli spazi e dei servizi. Primaria risulta essere la questione della mobilità, sia urbana che territoriale, che potrebbero essere completamente ripensata grazie alle nuove tecnologie, pensando ad esempio ad un sistema di mobilità urbana che riduca significativamente il ricorso all’auto privata a vantaggio di una estesa pedonalizzazione delle città, sfruttando la mobilità dolce in contesti dove le distanze non sono mai eccessive. Ciò va poi integrato con una riappropriazione degli spazi pubblici, che strappati al predominio delle auto, potrebbero trasformarsi in aree verdi, parchi, piazze a misura di persone, rilanciando il concetto della città dei 15 minuti, ovvero l’idea che i quartieri debbano essere tutti forniti dei servizi essenziali raggiungibili a piedi, spezzando la logica dei quartieri dormitorio che costringono a usare la mobilità privata. In questo modo i contesti urbani ne guadagnerebbero in bellezza e vivibilità, si riempirebbero di attività commerciali di prossimità, aumenterebbe la qualità della vita sociale e la godibilità di monumenti e beni storico-artistici. A questo si potrebbe aggiungere un sistema di mobilità territoriale più capillare, magari con tecnologie a chiamata, con mezzi a guida autonoma, che consentirebbero alle persone di muoversi con maggiore facilità rompendo l’isolamento di comuni anche grandi quasi fossero un arcipelago di isole separate dal mare. Una città così trasformata potrebbe tentare un’altra piccola rivoluzione di senso, eliminando del tutto la pervasiva presenza di spazi per l’affissione di pubblicità che ormai inonda senza limiti il paesaggio urbano. Magari lasciare spazio soltanto a affissioni di opere di creatività, arte, mostre diffuse organizzate dai musei locali, racconto del territorio. L’ambizione è che un territorio così trasformato possa essere il migliore contesto per accogliere le istanze delle altre aree tematiche del forum, come la valorizzazione dei beni culturali e turistici, la cooperazione e la partecipazione, la tutela della salute. |