TERRITORIO, MODERNIZZAZIONE E SVILUPPO LOCALE
Turismo, economia dei territori e gestione del PNRR
di Fabrizio Antolini
Docente di Statistica economica all’Università di Teramo e presidente Sistur
Il momento storico che stiamo vivendo è caratterizzato da cambiamenti economici, sociali e culturali che, se gestiti oculatamente, possono rappresentare un’opportunità. Occorre però una visione complessiva di Paese e di sviluppo, in modo che gli obiettivi fissati, siano tra di loro coerenti e finalizzati a realizzare un’idea di Paese. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un’opportunità se si guarda alle risorse finanziarie stanziate, pari a 191,5 miliardi di euro, di cui 68,9 a fondo perduto. Lo scopo del PNRR dovrebbe essere – al di là delle sei missioni, sedici componenti, sessantatré riforme e i cento trentaquattro investimenti previsti – di accelerare il processo di modernizzazione del Paese. Servono policy che sappiano individuare obiettivi innovativi rispetto al contesto culturale prevalente, tenuto conto degli esistenti avanzamenti tecnologici. Se il processo di modernizzazione sarà realizzato, si avranno importanti effetti sugli stili di vita delle comunità: ad esempio nella gestione del tempo libero e del tempo di lavoro, oppure nell’accesso ai servizi pubblici e privati. Un processo di modernizzazione infatti, dovrebbe poter essere attuato partendo dalla persona per costruire un modello di società, non adattare la persona al funzionamento della società.
In questa prospettiva il sistema dei trasporti assume un rilevante valore sociale perché dalla capacità di spostamento delle persone, dipende la possibilità di conoscere luoghi e culture diverse, nonché la possibilità di creare nuove e differenti relazioni economiche e sociali. Il sistema dei trasporti è anche strumento di integrazione sociale, nel momento in cui avvicina le periferie alle aree centrali, indipendentemente se si tratti di citta o dell’intero Paese.
Per il turismo lo spostamento sul territorio delle persone, è condizione imprescindibile per poter contribuire alla crescita e allo sviluppo dei territori.
Il PNRR destina al turismo e alla cultura 6,68 miliardi, che diventano 2,4 miliardi se consideriamo il “turismo 4.0”, così ripartiti: il 75 per cento sono fondi per la competitività delle imprese turistiche; il 21 per cento per i grandi eventi turistici (caput mundi); il 5 per cento per la costruzione dell’hub del turismo digitale. Il turismo è però trasversale a tutte le missioni previste dal PNRR, potendo beneficiare indirettamente degli obiettivi e dei target previsti in quasi tutte le altre missioni (Digitalizzazione, innovazione, competitività, turismo; rivoluzione verde e transizione tecnologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute). Tra l’altro, nel turismo, il processo decisionale che determina la scelta del viaggio, è significativamente cambiato nel corso del tempo. Gli spostamenti sul territorio, almeno quelli per leisure, sono decisi dalle persone in tempi più brevi rispetto al passato: sono circa 30 milioni i viaggi organizzati via internet, quasi tutti in maniera autonoma. La scelta di quale viaggio fare e di quale luogo visitare, diventa più istintiva e volitiva. In questo modo aumenta la possibilità di visitare i luoghi con l’obiettivo di vivere momenti esperienziali ed apprezzare le identità culturali e i patrimoni paesaggistici esistenti. Un turismo slow e sostenibile che valorizza il concetto di bellezza e di star bene, dove l’atteggiamento resiliente e di rispetto delle comunità locali, diviene il nuovo modo di vivere il viaggio.
Il PNRR dovrebbe incentivare questo cambiamento, dal momento che finanzia nuovi itinerari turistici locali, che sappiano” valorizzare il territorio, partendo dal territorio”. Una parte del PNRR – al quale si aggiungono le risorse del REACT EU (13,5 miliardi di euro, dei quali il 64 per cento destinato al Sud Italia) – è indirizzato a sostenere le aree territoriali a maggior ritardo di sviluppo che nel nostro Paese, alcune delle quali – 1000 comuni e 2 milioni di abitanti – rientrano nella strategia delle aree interne. Alcuni di questi comuni (307 sono i borghi storici censiti dall’Istat) hanno una forte cultura identitaria e storica.
Le aree marginali o interne, sono però considerate periferiche sulla base del criterio della lontananza dai servizi essenziali. Ma il processo di digitalizzazione, unitamente all’applicazione di metodologie di AI può modificare sensibilmente la “lontananza dai servizi essenziali” quali, ad esempio, quelli sanitari e dell’istruzione. In questo modo però le aree interne andrebbero ridefinite e, con esse, lo stesso concetto di identità e patrimonio culturale che, in un’ottica di sostenibilità, potrebbero diventare smart. Certamente queste aree si caratterizzano per un costante e diffuso spopolamento.
Nei 307 borghi mappati, ci sono 1,3 milioni di residenti, il 7 per cento è rappresentato da popolazione straniera. Tra il 1951 e 2019, la contrazione della popolazione residente è stata di 185 mila unità; 83 borghi hanno registrato uno spopolamento sistematico, mentre solo 12 una crescita sistematica. Tra il 2001 ed il 2019 la popolazione straniera è cresciuta di quasi 63 mila unità, mentre quella italiana è diminuita di 49 mila unità. Nel nostro Paese dei 7.904 comuni, 5.535 sono al di sotto dei 5000 abitanti, mentre poco più di 3 mila sono considerati turistici. Il ruolo che gli Enti Locali possono assumere, tenuto conto del quadro mutevole appena illustrato, è dunque strategico.
Il PNRR destina una quota importante di risorse finanziarie agli Enti Locali per la realizzazione di progetti con differenti modalità e livelli di responsabilità. Si deve trovare quindi un modello di integrazione istituzionale, che sia in grado di supportare gli Enti Locali nella loro attività progettuale e di monitoraggio.
Senza questo passaggio i territori e le comunità, difficilmente potranno beneficiare del processo di modernizzazione.
In questa prospettiva il sistema dei trasporti assume un rilevante valore sociale perché dalla capacità di spostamento delle persone, dipende la possibilità di conoscere luoghi e culture diverse, nonché la possibilità di creare nuove e differenti relazioni economiche e sociali. Il sistema dei trasporti è anche strumento di integrazione sociale, nel momento in cui avvicina le periferie alle aree centrali, indipendentemente se si tratti di citta o dell’intero Paese.
Per il turismo lo spostamento sul territorio delle persone, è condizione imprescindibile per poter contribuire alla crescita e allo sviluppo dei territori.
Il PNRR destina al turismo e alla cultura 6,68 miliardi, che diventano 2,4 miliardi se consideriamo il “turismo 4.0”, così ripartiti: il 75 per cento sono fondi per la competitività delle imprese turistiche; il 21 per cento per i grandi eventi turistici (caput mundi); il 5 per cento per la costruzione dell’hub del turismo digitale. Il turismo è però trasversale a tutte le missioni previste dal PNRR, potendo beneficiare indirettamente degli obiettivi e dei target previsti in quasi tutte le altre missioni (Digitalizzazione, innovazione, competitività, turismo; rivoluzione verde e transizione tecnologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute). Tra l’altro, nel turismo, il processo decisionale che determina la scelta del viaggio, è significativamente cambiato nel corso del tempo. Gli spostamenti sul territorio, almeno quelli per leisure, sono decisi dalle persone in tempi più brevi rispetto al passato: sono circa 30 milioni i viaggi organizzati via internet, quasi tutti in maniera autonoma. La scelta di quale viaggio fare e di quale luogo visitare, diventa più istintiva e volitiva. In questo modo aumenta la possibilità di visitare i luoghi con l’obiettivo di vivere momenti esperienziali ed apprezzare le identità culturali e i patrimoni paesaggistici esistenti. Un turismo slow e sostenibile che valorizza il concetto di bellezza e di star bene, dove l’atteggiamento resiliente e di rispetto delle comunità locali, diviene il nuovo modo di vivere il viaggio.
Il PNRR dovrebbe incentivare questo cambiamento, dal momento che finanzia nuovi itinerari turistici locali, che sappiano” valorizzare il territorio, partendo dal territorio”. Una parte del PNRR – al quale si aggiungono le risorse del REACT EU (13,5 miliardi di euro, dei quali il 64 per cento destinato al Sud Italia) – è indirizzato a sostenere le aree territoriali a maggior ritardo di sviluppo che nel nostro Paese, alcune delle quali – 1000 comuni e 2 milioni di abitanti – rientrano nella strategia delle aree interne. Alcuni di questi comuni (307 sono i borghi storici censiti dall’Istat) hanno una forte cultura identitaria e storica.
Le aree marginali o interne, sono però considerate periferiche sulla base del criterio della lontananza dai servizi essenziali. Ma il processo di digitalizzazione, unitamente all’applicazione di metodologie di AI può modificare sensibilmente la “lontananza dai servizi essenziali” quali, ad esempio, quelli sanitari e dell’istruzione. In questo modo però le aree interne andrebbero ridefinite e, con esse, lo stesso concetto di identità e patrimonio culturale che, in un’ottica di sostenibilità, potrebbero diventare smart. Certamente queste aree si caratterizzano per un costante e diffuso spopolamento.
Nei 307 borghi mappati, ci sono 1,3 milioni di residenti, il 7 per cento è rappresentato da popolazione straniera. Tra il 1951 e 2019, la contrazione della popolazione residente è stata di 185 mila unità; 83 borghi hanno registrato uno spopolamento sistematico, mentre solo 12 una crescita sistematica. Tra il 2001 ed il 2019 la popolazione straniera è cresciuta di quasi 63 mila unità, mentre quella italiana è diminuita di 49 mila unità. Nel nostro Paese dei 7.904 comuni, 5.535 sono al di sotto dei 5000 abitanti, mentre poco più di 3 mila sono considerati turistici. Il ruolo che gli Enti Locali possono assumere, tenuto conto del quadro mutevole appena illustrato, è dunque strategico.
Il PNRR destina una quota importante di risorse finanziarie agli Enti Locali per la realizzazione di progetti con differenti modalità e livelli di responsabilità. Si deve trovare quindi un modello di integrazione istituzionale, che sia in grado di supportare gli Enti Locali nella loro attività progettuale e di monitoraggio.
Senza questo passaggio i territori e le comunità, difficilmente potranno beneficiare del processo di modernizzazione.