I SISTEMI INTERCOMUNALI
Qualità, innovazione e coesione
di Francesco Monaco
Capo Dipartimento Supporto ai Comuni e Studi politiche europee - IFE
Qualità, innovazione e coesione
di Francesco Monaco
Capo Dipartimento Supporto ai Comuni e Studi politiche europee - IFE
Come dichiarato nel documento di lancio del terzo Forum delle Aree Interne, uno degli scopi prioritari è di puntare a superare i campanilismi degli egoismi territoriali in una visione di bene comune e convergenza di obiettivi, di fronte all’aggravamento delle condizioni di emarginazione e isolamento, anche politico, oltre che per la manca di infrastrutture.
Le condizioni di isolamento ed emarginazione che caratterizzano tanti dei comuni classificati come “aree interne” si ribaltano, inevitabilmente, nella difficoltà a pensare l’azione istituzionale dei Comuni fuori dagli stretti perimetri amministrativi di ciascun ente.
A fronte di questa difficoltà, viceversa, l’elemento distintivo che si dovrebbe richiedere all’azione dei Comuni, per sfuggire alle suddette condizioni di isolamento, è la capacità di ripensarsi come “sistema territoriale intercomunale”: un sistema, cioè, capace di guardare oltre i limiti amministrativi disegnati per ciascuno di essi dall’ordinamento, attraverso una forte volontà alla cooperazione e l’organizzazione della gestione in comune dei servizi e delle funzioni” proprie” attribuite loro dalla legge.
Lo sforzo da fare per superare gli angusti limiti amministrativi che disegnano amministrazioni-monadi, incapaci di fronteggiare i problemi che assillano i propri cittadini, dovrebbe essere vissuto come un’occasione per rilanciare il ruolo delle istituzioni locale nello sviluppo del territorio amministrato, avendo consapevolezza che condizione essenziale perché l’azione pubblica risulti davvero efficace è la necessità di una rottura degli equilibri territoriali esistenti: per favorirne la ricomposizione di nuovi e di più avanzati, assicurare il riequilibrio sostanziale dei poteri amministrativi, promuovere un allargamento effettivo dell’arena decisionale aperta a attori innovativi e a nuovi cittadini.
Esercizio in verità faticoso ma che permetterà, se praticato con perseveranza, di far emergere capacità di leadership strategica e innovativa inespressa da parte delle classi dirigenti locali, la forza necessaria per contrastare le resistenze al cambiamento che non di rado si trovano “nascoste” nei sistemi territoriali, una rinnovata energia per produrre quei cambiamenti nell’innovazione che solo una partecipazione attiva e allargata della popolazione ai processi decisionali può assicurare
Nello specifico villaggio, nel corso del Forum, si è cercato di approfondire e alimentare la discussione sui temi che riguardano le competenze e capacità delle istituzioni locali di proporsi con adeguata progettualità nel contesto delle scelte strategiche per lo sviluppo organico ed equilibrato del Paese, guardando a tutte le opportunità offerte dal nuovo quadro di programmazione della politica di coesione 2021-2027 e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
In primo piano saranno poste le questioni riguardanti quello che gli esperti chiamano l’approccio “place-based” allo sviluppo territoriale, il quale mette al centro degli interventi i bisogni di ciascun territorio affidandoli alla cura delle istituzioni locali; lavora a rafforzarne la capacità amministrativa di aggregazione; coniuga, attraverso la co-progettazione, visione strategica e concretezza realizzativa; riserva al centro un ruolo di indirizzo, monitoraggio e valutazione anche al fine di superare visioni localistiche e prive di respiro programmatico.
Proviamo a introdurre alcune ipotesi operative a favore della ricerca comune:
1. Per affrontare efficacemente le sfide che il PNRR propone al territorio (transizione ecologica, trasformazione digitale, giustizia sociale) occorre lavorare alla costruzione di una piattaforma programmatica, a medio-lungo periodo, capace di intercettare bisogni e desideri della popolazione.
2. L’idea è di strutturare il sistema locale come “piramide capovolta”, in cui le istanze delle giovani generazioni, o comunque dei ceti popolari più innovativi, possano trovare una giusta collocazione anche rispetto alla costruzione di una nuova classe dirigente ed alla definizione di un’agenda di priorità a cui vincolare l’azione pubblica e collettiva.
3. Aiuta a questi scopi di costruzione di nuove classi dirigenti locali, inclusive, aperte, interessate all’esclusivo bene comune, il monitoraggio civico delle politiche pubbliche promosse dal PNRR e non solo. Un presidio continuo, un Osservatorio permanente sulle “realizzazioni”, ma soprattutto sul conseguimento dei risultati attesi degli investimenti, in termini di migliori servizi ai cittadini, creazione di nuova e stabile occupazione, condizioni più favorevoli per la vita delle imprese. Per “tenere il fiato sul collo” dei responsabili, garantire un dibattito aperto, acceso, ragionevole sui temi della stagione di riforme che si apre.
4. Un’azione di critica, quanto serve, ma soprattutto di stimolo costruttivo per indirizzare concretamente l’azione pubblica, spingere alla cooperazione inter-istituzionale fra comuni, lavorare alla costruzione di un sistema intercomunale permanente.
5. Grande rilevanza assume inoltre l’intervento che dovrebbe indirizzarsi ai corpi sociali per attivare quel “capitale di fiducia” che spesso manca nelle aree depresse e marginali del Paese, anche a causa del forte spopolamento che le colpisce, ma che rappresenta la leva fondamentale per costruire condizioni di benessere economico e sociale capace di consentire alle persone di esprimere tutto il proprio potenziale di crescita umana.
6. La cultura, la scuola, l’istruzione (anche degli adulti) assumono rilevanza nelle iniziative di mobilitazione collettiva che occorre organizzare per stimolare la partecipazione attiva della cittadinanza alla definizione dell’agenda territoriale delle priorità di intervento. Al Sud e nelle aree interne si registrano i tassi più alti di evasione dell’obbligo scolastico ma anche fenomeni assai preoccupanti di analfabetismo di ritorno degli adulti.
7. Il messaggio che occorre veicolare nell’azione collettiva deve basarsi su un approccio che metta al centro delle dinamiche sociali la persona, ma non chiusa negli schemi difensivi della specialità identitaria territoriale, bensì aperta ad una dimensione cosmopolitica, capace di dialogo, ascolto, accoglienza, cooperazione per il bene comune.
8. Attraverso questa via è possibile scoprire un nuovo spirito di comunità, comunità di destino, radicata nella cultura del luogo ma capace di aprirsi al dialogo con il mondo e i con nuovi cittadini che i fenomeni migratori contemporanei fanno incontrare.
9. Ma è anche la via per scoprire un nuovo modo di avere cura del paesaggio e della cultura locale. Un modo fondato sulla sostenibilità, la salvaguardia dei valori eco-sistemici, la lotta al consumo dei suoli, la promozione di un’economia circolare e solidale.
10. E’ solo attraverso questa via di apertura all’altro che sarà possibile incrociare le istanze di liberazione delle donne, relegate ai cliché di “angelo del focolare”, dedite esclusivamente al lavoro di cura, subordinate al capo famiglia maschio che produce reddito, vittime spesso di violenza morale e fisica, soprattutto in famiglia. Mentre insieme alla naturale funzione di riproduzione sociale, la donna al pari dell’uomo, può e deve dispiegare tutto il suo potenziale sociale inespresso e contribuire a pieno titolo, su un piede di assoluta parità di diritti, alla costruzione della comunità.
11. In questa logica assume importanza cruciale l’azione pubblica di attivazione dei principali servizi dedicati alle famiglie, gli asili nido, i servizi di conciliazione vita- lavoro, i servizi di cura agli anziani e ai non autosufficienti, drammaticamente carenti a Sud e nelle aree interne.
12. Uno sguardo a parte merita il tema della trasformazione digitale, che non è solo un problema tecnico di “accesso alla rete” (diritto che comunque deve essere assicurato), ma anche abilitazione all’uso dei dispositivi e delle piattaforme che gestiscono i contenuti della rete, le informazioni che vi circolano, i dati che sono alla base della “navigazione”.
13. Qui occorre saper distinguere le questioni connesse alla dotazione di capitale tecnologico necessario per la digitalizzazione da quelle connesse all’uso sociale e sostenibile che di queste si faccia nonché gli aspetti di tutela dei diritti degli utenti, a partire da quello alla riservatezza per finire al rispetto della diversità.
14. Infine, il lavoro, insieme ai diritti e ai doveri di cittadinanza. Ai giovani occorre assicurare il diritto di andare via, per formarsi, fare esperienza, ma anche il diritto di restare o ritornare, per costruire famiglia, rinnovare la comunità. Per far questo, lavoro e diritti sono le basi per frenare lo spopolamento e ridurre la marginalità.
15. Il presidio degli investimenti pubblici, la loro messa in sicurezza da qualsiasi ingerenza criminale, il lavoro continuo sulle coscienze della popolazione per stimolare il dibattito pubblico sono le condizioni essenziali per cogliere la grande opportunità offerta dal PNRR.
“Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia”.
[E. Berlinguer]
Le condizioni di isolamento ed emarginazione che caratterizzano tanti dei comuni classificati come “aree interne” si ribaltano, inevitabilmente, nella difficoltà a pensare l’azione istituzionale dei Comuni fuori dagli stretti perimetri amministrativi di ciascun ente.
A fronte di questa difficoltà, viceversa, l’elemento distintivo che si dovrebbe richiedere all’azione dei Comuni, per sfuggire alle suddette condizioni di isolamento, è la capacità di ripensarsi come “sistema territoriale intercomunale”: un sistema, cioè, capace di guardare oltre i limiti amministrativi disegnati per ciascuno di essi dall’ordinamento, attraverso una forte volontà alla cooperazione e l’organizzazione della gestione in comune dei servizi e delle funzioni” proprie” attribuite loro dalla legge.
Lo sforzo da fare per superare gli angusti limiti amministrativi che disegnano amministrazioni-monadi, incapaci di fronteggiare i problemi che assillano i propri cittadini, dovrebbe essere vissuto come un’occasione per rilanciare il ruolo delle istituzioni locale nello sviluppo del territorio amministrato, avendo consapevolezza che condizione essenziale perché l’azione pubblica risulti davvero efficace è la necessità di una rottura degli equilibri territoriali esistenti: per favorirne la ricomposizione di nuovi e di più avanzati, assicurare il riequilibrio sostanziale dei poteri amministrativi, promuovere un allargamento effettivo dell’arena decisionale aperta a attori innovativi e a nuovi cittadini.
Esercizio in verità faticoso ma che permetterà, se praticato con perseveranza, di far emergere capacità di leadership strategica e innovativa inespressa da parte delle classi dirigenti locali, la forza necessaria per contrastare le resistenze al cambiamento che non di rado si trovano “nascoste” nei sistemi territoriali, una rinnovata energia per produrre quei cambiamenti nell’innovazione che solo una partecipazione attiva e allargata della popolazione ai processi decisionali può assicurare
Nello specifico villaggio, nel corso del Forum, si è cercato di approfondire e alimentare la discussione sui temi che riguardano le competenze e capacità delle istituzioni locali di proporsi con adeguata progettualità nel contesto delle scelte strategiche per lo sviluppo organico ed equilibrato del Paese, guardando a tutte le opportunità offerte dal nuovo quadro di programmazione della politica di coesione 2021-2027 e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
In primo piano saranno poste le questioni riguardanti quello che gli esperti chiamano l’approccio “place-based” allo sviluppo territoriale, il quale mette al centro degli interventi i bisogni di ciascun territorio affidandoli alla cura delle istituzioni locali; lavora a rafforzarne la capacità amministrativa di aggregazione; coniuga, attraverso la co-progettazione, visione strategica e concretezza realizzativa; riserva al centro un ruolo di indirizzo, monitoraggio e valutazione anche al fine di superare visioni localistiche e prive di respiro programmatico.
Proviamo a introdurre alcune ipotesi operative a favore della ricerca comune:
1. Per affrontare efficacemente le sfide che il PNRR propone al territorio (transizione ecologica, trasformazione digitale, giustizia sociale) occorre lavorare alla costruzione di una piattaforma programmatica, a medio-lungo periodo, capace di intercettare bisogni e desideri della popolazione.
2. L’idea è di strutturare il sistema locale come “piramide capovolta”, in cui le istanze delle giovani generazioni, o comunque dei ceti popolari più innovativi, possano trovare una giusta collocazione anche rispetto alla costruzione di una nuova classe dirigente ed alla definizione di un’agenda di priorità a cui vincolare l’azione pubblica e collettiva.
3. Aiuta a questi scopi di costruzione di nuove classi dirigenti locali, inclusive, aperte, interessate all’esclusivo bene comune, il monitoraggio civico delle politiche pubbliche promosse dal PNRR e non solo. Un presidio continuo, un Osservatorio permanente sulle “realizzazioni”, ma soprattutto sul conseguimento dei risultati attesi degli investimenti, in termini di migliori servizi ai cittadini, creazione di nuova e stabile occupazione, condizioni più favorevoli per la vita delle imprese. Per “tenere il fiato sul collo” dei responsabili, garantire un dibattito aperto, acceso, ragionevole sui temi della stagione di riforme che si apre.
4. Un’azione di critica, quanto serve, ma soprattutto di stimolo costruttivo per indirizzare concretamente l’azione pubblica, spingere alla cooperazione inter-istituzionale fra comuni, lavorare alla costruzione di un sistema intercomunale permanente.
5. Grande rilevanza assume inoltre l’intervento che dovrebbe indirizzarsi ai corpi sociali per attivare quel “capitale di fiducia” che spesso manca nelle aree depresse e marginali del Paese, anche a causa del forte spopolamento che le colpisce, ma che rappresenta la leva fondamentale per costruire condizioni di benessere economico e sociale capace di consentire alle persone di esprimere tutto il proprio potenziale di crescita umana.
6. La cultura, la scuola, l’istruzione (anche degli adulti) assumono rilevanza nelle iniziative di mobilitazione collettiva che occorre organizzare per stimolare la partecipazione attiva della cittadinanza alla definizione dell’agenda territoriale delle priorità di intervento. Al Sud e nelle aree interne si registrano i tassi più alti di evasione dell’obbligo scolastico ma anche fenomeni assai preoccupanti di analfabetismo di ritorno degli adulti.
7. Il messaggio che occorre veicolare nell’azione collettiva deve basarsi su un approccio che metta al centro delle dinamiche sociali la persona, ma non chiusa negli schemi difensivi della specialità identitaria territoriale, bensì aperta ad una dimensione cosmopolitica, capace di dialogo, ascolto, accoglienza, cooperazione per il bene comune.
8. Attraverso questa via è possibile scoprire un nuovo spirito di comunità, comunità di destino, radicata nella cultura del luogo ma capace di aprirsi al dialogo con il mondo e i con nuovi cittadini che i fenomeni migratori contemporanei fanno incontrare.
9. Ma è anche la via per scoprire un nuovo modo di avere cura del paesaggio e della cultura locale. Un modo fondato sulla sostenibilità, la salvaguardia dei valori eco-sistemici, la lotta al consumo dei suoli, la promozione di un’economia circolare e solidale.
10. E’ solo attraverso questa via di apertura all’altro che sarà possibile incrociare le istanze di liberazione delle donne, relegate ai cliché di “angelo del focolare”, dedite esclusivamente al lavoro di cura, subordinate al capo famiglia maschio che produce reddito, vittime spesso di violenza morale e fisica, soprattutto in famiglia. Mentre insieme alla naturale funzione di riproduzione sociale, la donna al pari dell’uomo, può e deve dispiegare tutto il suo potenziale sociale inespresso e contribuire a pieno titolo, su un piede di assoluta parità di diritti, alla costruzione della comunità.
11. In questa logica assume importanza cruciale l’azione pubblica di attivazione dei principali servizi dedicati alle famiglie, gli asili nido, i servizi di conciliazione vita- lavoro, i servizi di cura agli anziani e ai non autosufficienti, drammaticamente carenti a Sud e nelle aree interne.
12. Uno sguardo a parte merita il tema della trasformazione digitale, che non è solo un problema tecnico di “accesso alla rete” (diritto che comunque deve essere assicurato), ma anche abilitazione all’uso dei dispositivi e delle piattaforme che gestiscono i contenuti della rete, le informazioni che vi circolano, i dati che sono alla base della “navigazione”.
13. Qui occorre saper distinguere le questioni connesse alla dotazione di capitale tecnologico necessario per la digitalizzazione da quelle connesse all’uso sociale e sostenibile che di queste si faccia nonché gli aspetti di tutela dei diritti degli utenti, a partire da quello alla riservatezza per finire al rispetto della diversità.
14. Infine, il lavoro, insieme ai diritti e ai doveri di cittadinanza. Ai giovani occorre assicurare il diritto di andare via, per formarsi, fare esperienza, ma anche il diritto di restare o ritornare, per costruire famiglia, rinnovare la comunità. Per far questo, lavoro e diritti sono le basi per frenare lo spopolamento e ridurre la marginalità.
15. Il presidio degli investimenti pubblici, la loro messa in sicurezza da qualsiasi ingerenza criminale, il lavoro continuo sulle coscienze della popolazione per stimolare il dibattito pubblico sono le condizioni essenziali per cogliere la grande opportunità offerta dal PNRR.
“Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia”.
[E. Berlinguer]