Le piccole realtà distanti dai grandi centri urbani spesso restano in una condizione di arretratezza, isolate dal resto del territorio, non tutelate quanto alle loro risorse storico-culturali e produttive e non valorizzate quanto al patrimonio ambientale ed economico. Queste mancanze si ripercuotono sulla vivibilità del territorio per tutta la popolazione, ma soprattutto per la compagine giovanile.
Noi giovani delle aree interne abitiamo i contesti nativi e sperimentiamo quotidianamente che le limitazioni di uno scarso collegamento geografico, la carenza di infrastrutture e luoghi di aggregazione, di progettazione e animazione territoriale, le conseguenze ambientali di alcune attività umane, il silenzio delle istituzioni, il mancato ascolto e coinvolgimento dei giovani nei luoghi di decisone, tarpano le ali al nostro futuro, minano le aspirazioni personali e quelle volte alla ripresa della nostra terra, sottraggono opportunità di formazione e di lavoro e costringono a considerare più gli svantaggi che le ricchezze presenti. A questo si aggiunge il mito della “grande città” quale unica strada possibile per realizzare la propria vita professionale e personale.
I frutti di quest’ottica, di questa gestione delle aree interne come la nostra, della mancanza di corresponsabilità, raccontano di paesi spopolati, province senza attività produttive, giovani studenti e lavoratori costretti ad abbandonare la propria terra di origine, beni culturali e artistici in stato di abbandono, disastri ambientali e conseguenzialmente di scoraggiamento, depressione, disoccupazione, malessere e frustrazione.
Desiderio condiviso, progetto partecipato
La ribellione dei nostri sogni
Sogniamo la scelta di poter restare nei nostri territori senza sentirci costretti a lasciarli perché al loro interno non fioriscono proposte e opportunità.
Sogniamo di poter viaggiare e raggiungere agevolmente altri luoghi e di poter tornare allo stesso modo a casa, portandovi la ricchezza delle nostre idee, delle conoscenze acquisite e delle esperienze vissute
Sogniamo un territorio vivo, che sappia rispondere alle istanze e alle esigenze dei giovani, che sia consapevole e buon amministratore delle proprie risorse e le metta a disposizione per il vantaggio di tutti e la crescita di ciascuno.
Il nostro sogno non riposa nel sonno, siamo pronti a destarci e a trasformare l’ideale in azioni concrete, mettendo il nostro volto, le nostre scelte, le nostre forze a servizio del bene comune.
Non vogliamo che ci venga consegnato un nuovo futuro che per magia risponda a tutte le nostre esigenze, vogliamo “sporcarci le mani” in questo presente complicato e collaborare nella conduzione del cambiamento che vogliamo, perché anche noi siamo parte del territorio, anche noi ne siamo risorsa viva da valorizzare, su cui investire.
Per questo desideriamo impegnarci a formarci, ad abitare i contesti sociali ed economici in modo consapevole e critico, a diventare i fili e le maglie di una rete positiva ed inclusiva, che non lasci indietro nessuno.
Per fare questo è opportuno aprire un dialogo costante e autentico con le istituzioni locali, con le realtà associative giovanili, con gli enti che si occupano di formazione, con gli individui di buona volontà che condividono questa visione; occorre altresì che questi soggetti, soprattutto le istituzioni civili e politiche, ci ascoltino, che ci conferiscano spazi di responsabilità, di autonomia di gestione per essere davvero artefici del coinvolgimento giovanile nella vita del territorio e realizzare, in concreto, la più politica ed efficace delle esperienze di cittadinanza attiva.
Destinatari ma anche protagonisti del cambiamento
Uno spirito politico
Il presente documento ha uno spirito politico nel senso più autentico ed originario del termine; la nostra comunità giovanile non è tutta delle stesse idee ed estrazioni sociali, i giovani non hanno un colore, ce li hanno tutti, i giovani non hanno una sola fede, rappresentano tutto il fervore di ciò che è capace di appassionarli, non sentono ragione per l’ingiustizia, vogliono scoprire quel sentiero nascosto o anche creare una nuova ardita via verso il domani. La nostra Carta emerge da diversi ambiti antropologici che concorrono alla realizzazione della persona umana, al rispetto dell’ambiente, alla valorizzazione concreta delle aree interne e al coinvolgimento dei giovani:
L’esperienza ecclesiale
I giovani e le giovani Cristiani, quale realtà inclusiva di tutte le realtà associazionistiche al suo interno comprese, riversano in questo documento la cifra di ecclesialità che ereditano dalla tradizione cristiana, dalla novità del Vangelo e dalla fiducia che il Magistero della Chiesa Universale e Locale ripone in essi.
L’ecclesialità, quale stile di cammino condiviso, travalica la sua connotazione religiosa, per riacquisire il significato originario dell’ecclesìa, cioè del luogo della comunità che si riunisce e che cammina insieme. Questo è lo stile proposto dal documento che parte dalla scelta condivisa di avere cura gli uni degli altri e della casa comune.
La cittadinanza attiva
Noi giovani cittadini, ci sentiamo chiamati a raccogliere l’eredità della Costituzione Italiana, legge fondamentale del nostro ordinamento e garanzia dei principi e dei diritti connessi al benessere presente e futuro della collettività quali:
l’essenzialità del lavoro e la sovranità popolare (art. 1 Cost.); la garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo come singolo e nelle formazioni sociali (art. 2 Cost.); l’uguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini davanti alla legge (art. 3 Cost); il dovere di ogni cittadino di svolgere secondo le proprie possibilità attività che concorrano al progresso materiale o spirituale della società (art. 4 Cost.); la valorizzazione delle autonomie locali e del decentramento per favorire il livello di amministrazione più prossimo al cittadino (art. 5 Cost.); lo sviluppo della cultura, della ricerca, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, la tutela dell’ambiente e delle biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni (art. 9 Cost.); l’accoglienza e l’inclusione (art. 10 Cost.); il ripudio della guerra come mezzo di offesa della libertà di altri popoli (art. 11 Cost.).
Questi elementi della nostra Carta Costituzionale si incontrano con i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, segno tangibile dell’attualità dei principi fondamentali della Costituzione ma anche della necessità di un recepimento ancora incompleto degli stessi. Questo è per noi giovani il banco di prova del nostro futuro, la promessa che ci è stata fatta e la sfida che decidiamo di cogliere, il terreno su cui scegliamo di fiorire.
Impegno delle istituzioni
Le aree interne, spina dorsale della penisola, rappresentano una consistente parte della cultura plurimillenaria italiana. Grazie ad un lento ma costante processo di diversificazione storico-culturale, l’Italia si ritrova ad avere la fortuna di uno straordinario quanto variegato panorama di singole realtà, ognuna in grado di conservare proprie peculiarità e ricchezze. Non riconoscere nelle aree interne uno dei possibili (si potrebbe osare “probabili”) fronti di crescita più redditizio, sostenibile e naturalmente coerente con quanto già presente sul nostro territorio locale e nazionale, significherebbe non avere i requisiti del buon amministratore. La miopia culturale e l’eccessiva superficialità nella programmazione hanno come risultato la scarsa sensibilità verso tematiche che solo apparentemente possono essere considerate esclusivamente di natura etica e culturale.
Ne soffrono proprio certe aree del Paese che non riescono a competere e dunque a sopravvivere ai grandi mutamenti in atto. I giovani, fattore centrale per il riscatto dei territori più emarginati, non intendono guardare inermi il passaggio della stagione delle transizioni senza recuperare e far valere il loro protagonismo.
Il coinvolgimento, le priorità
Chiediamo con fermezza che gli amministratori nazionali, regionali e locali perseguano questi precisi propositi:
1 – Le istituzioni si pongano nelle giuste condizioni per un ascolto dei giovani, serio, costante, non finalizzato ad altri fini se non quello di includere le istanze degli stessi nel dibattito politico-istituzionale e, ove possibile, di attuarle. Per fare ciò occorre creare idonei canali di ascolto, anche usufruendo dei mezzi di socializzazione di massa.
2 – Le amministrazioni destinino parte delle disponibilità economiche ad attività che abbiano come principale fine:
- la coesione tra tutti i cittadini;
- l’instaurazione di un sano confronto interno alle singole realtà e costanti relazioni interprovinciali, attuando e valorizzando gli strumenti di partecipazione previsti nei vari statuti comunali;
- la realizzazione di un sistema informativo circa le problematiche sulle quali intervenire collettivamente e sulle eccellenze e risorse esistenti per le quali è dovere, sia delle amministrazioni sia di ogni cittadino, agire al fine di garantirne la salvaguardia e la promozione.
- il concreto aiuto, animato da spirito di solidarietà e inclusività, delle categorie più fragili del tessuto sociale; si garantiscano le condizioni affinché la stessa società civile, a partire dalle componenti più giovani, possa intervenire fattivamente per il benessere generale e la tendenziale rimozione delle disparità.
3 – Le amministrazioni cerchino con coscienza i mezzi per raggiungere un armonioso equilibrio tra le ricchezze locali e quelle globali.
Le ricchezze in “panchina”
Per quanto riguarda il concetto di patrimonio, pensiamo si debba adottare un’interpretazione estensiva del termine, al fine di poterne includere, in questo luogo, le accezioni storica, artistica, culturale, paesaggistica, ambientale e naturalistica. Troppo spesso le grandi e tradizionali risorse territoriali, forma e sostanza delle identità locali, non sono sviluppate nella giusta direzione, a volte abbandonate e rese periferiche rispetto alle programmazioni e ai disegni di sviluppo. Tante ricchezze che, con l’intervento del PNRR, dovranno essere invece riportate nella giusta lista delle priorità.
Chiediamo che vengano rispettati questi intenti:
1 – Le amministrazioni respingano l’esercizio della vuota ed occasionale retorica; superino l’indifferenza nei confronti di situazioni per le quali occorra la massima attenzione e interventi concreti ed efficaci.
2 – Le amministrazioni, sensibili verso i patrimoni, si propongano di portare a termine, in maniera compiuta e onesta, i progetti di recupero, conservazione, valorizzazione e promozione, privilegiando, con una veduta di insieme che tenga concretamente conto delle disponibilità del dato momento, il versante qualitativo su quello quantitativo.
3 – Le amministrazioni partecipino attivamente alle iniziative del territorio, superando la mera presenza formale, spesso racchiusa in sterili convenevoli, in un’ottica di credibile condivisione dei valori già dettati dalla carta costituzionale.
Noi giovani delle aree interne abitiamo i contesti nativi e sperimentiamo quotidianamente che le limitazioni di uno scarso collegamento geografico, la carenza di infrastrutture e luoghi di aggregazione, di progettazione e animazione territoriale, le conseguenze ambientali di alcune attività umane, il silenzio delle istituzioni, il mancato ascolto e coinvolgimento dei giovani nei luoghi di decisone, tarpano le ali al nostro futuro, minano le aspirazioni personali e quelle volte alla ripresa della nostra terra, sottraggono opportunità di formazione e di lavoro e costringono a considerare più gli svantaggi che le ricchezze presenti. A questo si aggiunge il mito della “grande città” quale unica strada possibile per realizzare la propria vita professionale e personale.
I frutti di quest’ottica, di questa gestione delle aree interne come la nostra, della mancanza di corresponsabilità, raccontano di paesi spopolati, province senza attività produttive, giovani studenti e lavoratori costretti ad abbandonare la propria terra di origine, beni culturali e artistici in stato di abbandono, disastri ambientali e conseguenzialmente di scoraggiamento, depressione, disoccupazione, malessere e frustrazione.
Desiderio condiviso, progetto partecipato
La ribellione dei nostri sogni
Sogniamo la scelta di poter restare nei nostri territori senza sentirci costretti a lasciarli perché al loro interno non fioriscono proposte e opportunità.
Sogniamo di poter viaggiare e raggiungere agevolmente altri luoghi e di poter tornare allo stesso modo a casa, portandovi la ricchezza delle nostre idee, delle conoscenze acquisite e delle esperienze vissute
Sogniamo un territorio vivo, che sappia rispondere alle istanze e alle esigenze dei giovani, che sia consapevole e buon amministratore delle proprie risorse e le metta a disposizione per il vantaggio di tutti e la crescita di ciascuno.
Il nostro sogno non riposa nel sonno, siamo pronti a destarci e a trasformare l’ideale in azioni concrete, mettendo il nostro volto, le nostre scelte, le nostre forze a servizio del bene comune.
Non vogliamo che ci venga consegnato un nuovo futuro che per magia risponda a tutte le nostre esigenze, vogliamo “sporcarci le mani” in questo presente complicato e collaborare nella conduzione del cambiamento che vogliamo, perché anche noi siamo parte del territorio, anche noi ne siamo risorsa viva da valorizzare, su cui investire.
Per questo desideriamo impegnarci a formarci, ad abitare i contesti sociali ed economici in modo consapevole e critico, a diventare i fili e le maglie di una rete positiva ed inclusiva, che non lasci indietro nessuno.
Per fare questo è opportuno aprire un dialogo costante e autentico con le istituzioni locali, con le realtà associative giovanili, con gli enti che si occupano di formazione, con gli individui di buona volontà che condividono questa visione; occorre altresì che questi soggetti, soprattutto le istituzioni civili e politiche, ci ascoltino, che ci conferiscano spazi di responsabilità, di autonomia di gestione per essere davvero artefici del coinvolgimento giovanile nella vita del territorio e realizzare, in concreto, la più politica ed efficace delle esperienze di cittadinanza attiva.
Destinatari ma anche protagonisti del cambiamento
Uno spirito politico
Il presente documento ha uno spirito politico nel senso più autentico ed originario del termine; la nostra comunità giovanile non è tutta delle stesse idee ed estrazioni sociali, i giovani non hanno un colore, ce li hanno tutti, i giovani non hanno una sola fede, rappresentano tutto il fervore di ciò che è capace di appassionarli, non sentono ragione per l’ingiustizia, vogliono scoprire quel sentiero nascosto o anche creare una nuova ardita via verso il domani. La nostra Carta emerge da diversi ambiti antropologici che concorrono alla realizzazione della persona umana, al rispetto dell’ambiente, alla valorizzazione concreta delle aree interne e al coinvolgimento dei giovani:
L’esperienza ecclesiale
I giovani e le giovani Cristiani, quale realtà inclusiva di tutte le realtà associazionistiche al suo interno comprese, riversano in questo documento la cifra di ecclesialità che ereditano dalla tradizione cristiana, dalla novità del Vangelo e dalla fiducia che il Magistero della Chiesa Universale e Locale ripone in essi.
L’ecclesialità, quale stile di cammino condiviso, travalica la sua connotazione religiosa, per riacquisire il significato originario dell’ecclesìa, cioè del luogo della comunità che si riunisce e che cammina insieme. Questo è lo stile proposto dal documento che parte dalla scelta condivisa di avere cura gli uni degli altri e della casa comune.
La cittadinanza attiva
Noi giovani cittadini, ci sentiamo chiamati a raccogliere l’eredità della Costituzione Italiana, legge fondamentale del nostro ordinamento e garanzia dei principi e dei diritti connessi al benessere presente e futuro della collettività quali:
l’essenzialità del lavoro e la sovranità popolare (art. 1 Cost.); la garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo come singolo e nelle formazioni sociali (art. 2 Cost.); l’uguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini davanti alla legge (art. 3 Cost); il dovere di ogni cittadino di svolgere secondo le proprie possibilità attività che concorrano al progresso materiale o spirituale della società (art. 4 Cost.); la valorizzazione delle autonomie locali e del decentramento per favorire il livello di amministrazione più prossimo al cittadino (art. 5 Cost.); lo sviluppo della cultura, della ricerca, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, la tutela dell’ambiente e delle biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni (art. 9 Cost.); l’accoglienza e l’inclusione (art. 10 Cost.); il ripudio della guerra come mezzo di offesa della libertà di altri popoli (art. 11 Cost.).
Questi elementi della nostra Carta Costituzionale si incontrano con i 17 obiettivi dell’Agenda 2030, segno tangibile dell’attualità dei principi fondamentali della Costituzione ma anche della necessità di un recepimento ancora incompleto degli stessi. Questo è per noi giovani il banco di prova del nostro futuro, la promessa che ci è stata fatta e la sfida che decidiamo di cogliere, il terreno su cui scegliamo di fiorire.
Impegno delle istituzioni
Le aree interne, spina dorsale della penisola, rappresentano una consistente parte della cultura plurimillenaria italiana. Grazie ad un lento ma costante processo di diversificazione storico-culturale, l’Italia si ritrova ad avere la fortuna di uno straordinario quanto variegato panorama di singole realtà, ognuna in grado di conservare proprie peculiarità e ricchezze. Non riconoscere nelle aree interne uno dei possibili (si potrebbe osare “probabili”) fronti di crescita più redditizio, sostenibile e naturalmente coerente con quanto già presente sul nostro territorio locale e nazionale, significherebbe non avere i requisiti del buon amministratore. La miopia culturale e l’eccessiva superficialità nella programmazione hanno come risultato la scarsa sensibilità verso tematiche che solo apparentemente possono essere considerate esclusivamente di natura etica e culturale.
Ne soffrono proprio certe aree del Paese che non riescono a competere e dunque a sopravvivere ai grandi mutamenti in atto. I giovani, fattore centrale per il riscatto dei territori più emarginati, non intendono guardare inermi il passaggio della stagione delle transizioni senza recuperare e far valere il loro protagonismo.
Il coinvolgimento, le priorità
Chiediamo con fermezza che gli amministratori nazionali, regionali e locali perseguano questi precisi propositi:
1 – Le istituzioni si pongano nelle giuste condizioni per un ascolto dei giovani, serio, costante, non finalizzato ad altri fini se non quello di includere le istanze degli stessi nel dibattito politico-istituzionale e, ove possibile, di attuarle. Per fare ciò occorre creare idonei canali di ascolto, anche usufruendo dei mezzi di socializzazione di massa.
2 – Le amministrazioni destinino parte delle disponibilità economiche ad attività che abbiano come principale fine:
- la coesione tra tutti i cittadini;
- l’instaurazione di un sano confronto interno alle singole realtà e costanti relazioni interprovinciali, attuando e valorizzando gli strumenti di partecipazione previsti nei vari statuti comunali;
- la realizzazione di un sistema informativo circa le problematiche sulle quali intervenire collettivamente e sulle eccellenze e risorse esistenti per le quali è dovere, sia delle amministrazioni sia di ogni cittadino, agire al fine di garantirne la salvaguardia e la promozione.
- il concreto aiuto, animato da spirito di solidarietà e inclusività, delle categorie più fragili del tessuto sociale; si garantiscano le condizioni affinché la stessa società civile, a partire dalle componenti più giovani, possa intervenire fattivamente per il benessere generale e la tendenziale rimozione delle disparità.
3 – Le amministrazioni cerchino con coscienza i mezzi per raggiungere un armonioso equilibrio tra le ricchezze locali e quelle globali.
Le ricchezze in “panchina”
Per quanto riguarda il concetto di patrimonio, pensiamo si debba adottare un’interpretazione estensiva del termine, al fine di poterne includere, in questo luogo, le accezioni storica, artistica, culturale, paesaggistica, ambientale e naturalistica. Troppo spesso le grandi e tradizionali risorse territoriali, forma e sostanza delle identità locali, non sono sviluppate nella giusta direzione, a volte abbandonate e rese periferiche rispetto alle programmazioni e ai disegni di sviluppo. Tante ricchezze che, con l’intervento del PNRR, dovranno essere invece riportate nella giusta lista delle priorità.
Chiediamo che vengano rispettati questi intenti:
1 – Le amministrazioni respingano l’esercizio della vuota ed occasionale retorica; superino l’indifferenza nei confronti di situazioni per le quali occorra la massima attenzione e interventi concreti ed efficaci.
2 – Le amministrazioni, sensibili verso i patrimoni, si propongano di portare a termine, in maniera compiuta e onesta, i progetti di recupero, conservazione, valorizzazione e promozione, privilegiando, con una veduta di insieme che tenga concretamente conto delle disponibilità del dato momento, il versante qualitativo su quello quantitativo.
3 – Le amministrazioni partecipino attivamente alle iniziative del territorio, superando la mera presenza formale, spesso racchiusa in sterili convenevoli, in un’ottica di credibile condivisione dei valori già dettati dalla carta costituzionale.