La parola sviluppo per le aree interne resta di difficile declinazione mentre si allarga la forbice tra realtà diverse del Paese. La doppia velocità è nei fatti e non si vedono all’orizzonte acceleratori credibili. Ma in tema di infrastrutture strategiche le aree interne potranno presto beneficiare di un asse di collegamento forse decisivo per ribaltare l’approccio economico e culturale nei confronti di certi territori. Oltre che incoraggiare i residenti a non abbandonarli. Si tratta della ferrovia ad alta velocità/capacità Napoli-Bari che, sulla trasversale Tirreno-Adriatico, coinvolgerà anche una parte consistente della dorsale appenninica. Se a questa ferrostrada veloce si aggiungessero i benefici delle infrastrutture digitali finalmente anche per il Sud si potrebbe avviare una visione diversa del futuro. Supportata da una forte esperienza di condivisione.
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In cinque anni sono 250mila le persone che hanno abbandonato il loro paese per raggiungere centri del Nord Italia o altre nazioni. In sostanza una intera città si è staccata dal Sud. Persone di elevata cultura professionale e in grado di portare contributi importanti allo sviluppo del Paese. Giovani impegnati in tanti campi che fanno la fortuna di territori lontani dai loro. Oggi i piani di investimento per lo sviluppo concede loro qualche chance a quanti decidessero di restare al Sud o ritornarci. Serve però riscoprire le risorse locali, leggerne le potenzialità, sapere formulare progetti competitivi.
Lascia un commento indicando la tua citta’, la tua professione, eventuale ruolo istituzionale e la tua disponibilita’ a collaborare al progetto forum. Clicca qui per commentare La questione meridionale si concentra più che mai sulle emergenze del lavoro, dell’emigrazione e conseguente spopolamento, e del deficit infrastrutturale. Quando Sud si legge “aree interne”, le questioni sul tappeto diventano autentici macigni sul futuro di intere comunità. Le strategie nazionali di sviluppo sono sempre più miopi e la pandemia acuirà le distanze. In questo quadro si registra però una nuova consapevolezza di parti consistenti della società meridionale nei confronti delle culture locali e identitarie. Soprattutto un diverso atteggiamento, più convergente, rispetto alle ipotesi di emancipazione.
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